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10 giugno 2023 – Festa e Assemblea annuale del Carro

«Dopo quattro anni è importante riempire questi momenti di amicizia e voglia di incontrarsi»: nelle parole di Matteo si condensa quanto importante e bello sia stato, nella grande semplicità che contraddistingue la comunità, il pomeriggio del secondo sabato di giugno per la finalmente ritrovata consueta festa al Carro.

Una benedetta normalità ha fatto sì che gli abbracci non mancassero stavolta; che potessimo conoscere l’ultimo arrivato nella comunità, Emiliano, alle prime settimane di acclimatamento nel nuovo ambiente, rientrato appositamente dal fine settimana con i suoi familiari: nel suo discorso ha elogiato con gran simpatia, più o meno tutti, perché «so’ bravi»!

Una normalità che ha lasciato ascoltare i commenti di Pablo, ammirare il suo sorriso, sulla via del recupero completo dopo una lunga e difficile ospedalizzazione.

E anche di poter ricordare insieme Carla, che ci ha lasciato improvvisamente lo scorso novembre.

Un pomeriggio che ha preso avvio all’assemblea annuale: un riepilogo per gli attuali 68 associati del Carro non solo per approvare il bilancio ma anche per condividere tante questioni che hanno interessato la vita della comunità dell’ultimo anno. Ultima tra tutte ma anche la più importante, il rinnovo del presidente: dopo nove anni di accompagnamento -presente, costante e caloroso- alla comunità nelle vesti di rappresentante legale, Filippo Gammarelli ha potuto passare il testimone a Paolo Atzeni.

Puntuali sono arrivati, al termine dell’incontro assembleare, tutti gli ospiti del Carro che, per il momento a suo modo sempre molto solenne, organizzano insieme alle educatrici e a tutti gli operatori una presentazione delle principali attività svolte in comunità e degli incontri fatti. Un anno fu la volta di un bel vernissage, un altro anno una scenetta… questa volta un video racconto con foto delle tante esperienze vissute al Carro. Ce l’ha presentato la nuova responsabile, la psicologa Sara Guglielmi, che da settembre scorso coordina l’operatività della casa famiglia. Sara ci ha raccontato commossa di come abbia trovato un gruppo di lavoro affiatato e capace, del sostegno indispensabile delle due anime e colonne di Matteo e Ivana, soprattutto nei difficili primi mesi, con il vuoto lasciato da Carla tra i suoi compagni di vita. Lo spazio poi tutto a chi, tra gli ospiti, poteva dire la sua, strappando al pubblico ben più di una risata: la complicità e naturalezza dello scambio di battute tra loro, più di altro, hanno reso evidente la consapevolezza di avere un luogo e una comunità cui appartenere.

Come ogni festa al Carro, alla conclusione si banchetta: si ringrazia e si celebra prima alla mensa eucaristica e poi a quella delle nostre necessità materiali. Sulla seconda non c’è tanto da aggiungere se non che ce n’è per tutti e buono: la cosa importante è ascoltare di nuovo le chiacchere di Nella, che da tanto tempo non usciva dalla sua di casa famiglia e salva da un brutto covid che però le ha lasciato la compagnia di una bombola di ossigeno, irradia felicità da tutti i pori per aver ritrovato le sue vecchie amicizie.

Sulla prima, invece, mi permetto di ricordare anche quello che chi ha celebrato ci avrebbe chiesto di dimenticare nelle piccole note biografiche. Padre Paul Gilbert (con accanto padre Jeevan Mendonsa, gesuita anche lui, dall’India) ci ha guidato nella messa vespertina del Corpus Domini. E nelle sue parole all’omelia scopriamo il senso profondo e forse contro tendenza del nostro star bene qui al Carro. L’Egitto, la schiavitù, il deserto, la manna insipida… quante le esperienze che hanno dato forma al cuore di Israele? Che lo hanno «formattato»? Ma la promessa è viva nel corpo di Gesù donato e ci chiede di non lasciare indietro nessuno, nonostante tutto. Chi altro ha parole di vita eterna? La domanda di Pietro è quella che più si è radicata nell’anziano, solo per l’anagrafe, e saggio professore di metafisica Gilbert. Disciplina che, ci spiega, cerca quel che è più universale… cose altissime e complicatissime! E ci racconta, in sostanza, di come sia rimasto con i piedi a terra, nei lontani anni Ottanta, scegliendo di frequentare quotidianamente la casa accanto alla chiesa di San Gregorio al Celio dove le suore di Madre Teresa accoglievano gli ultimi e gli esclusi… un po’ guardato con stupore dai colleghi.

«Un universale che non riguardasse anche gli ultimi e gli esclusi non sarebbe un vero universale».

All’improvviso capisco che la metafisica, che mi sembrava una cosa di cui potevo tranquillamente fare a meno, pervade invece il nostro modo di guardare al mondo e ai nostri fratelli! Non so se è così per tutti e sempre per me… ma mi pare proprio che sia questo il cammino, pur con le sue difficoltà, da percorrere insieme.

Una formattazione alla fraternità quella che impariamo al Carro o nelle comunità di Fede e Luce, che ci rende possibile rimanere con dignità a questo mondo.

Ogni festa al Carro rinfresca e dà ragione di quella formattazione del cuore.